PIL od altro. Come si misura il ben-essere di una società?

Dal sito SISTAN (sitema nazionale di statistica). Un lavoro del 2014 di Roberto Costa. Qui  puoi trovare il testo originale, ciò che segue è una sintesi.


PIL significa Prodotto Interno Lordo e rappresenta il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (generalmente l’anno). In sintesi è una grande somma! Il PIL viene utilizzato come misura del valore della ricchezza e del benessere di un Paese.

Il rapporto tra il debito pubblico di un Paese ed il suo PIL è un importante indice della sua solidità finanziaria ed economica. In generale uno Stato può avere un debito pubblico elevato, ma anche un PIL elevato (es. Stati Uniti) senza per questo incorrere in situazioni di pericolo finanziario ovvero di rischio insolvenza: quello che importa è il rapporto e l’andamento reciproco delle due grandezze, in quanto il PIL in questo caso rappresenta un indice di quanto lo Stato è in grado di risanare il proprio debito pubblico tramite ad esempio imposizione fiscale e relativo gettito fiscale.

Il rapporto tra il debito pubblico di un Paese ed il suo PIL è un importante indice della sua solidità finanziaria ed economica.

Il PIL è una misura della performance economica di un Paese. Per molti anni si è pensato che la crescita del PIL coincidesse con lo sviluppo sociale di un Paese. Ma è ancora così? Vediamo cosa diceva a riguardo Robert Kennedy in un famoso discorso tenuto 46 anni fa alla Kansas University.

«Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell’equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta» (Robert Kennedy – Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University)

Il PIL

• È un buon indicatore di prosperità economica;

• è facilmente confrontabile a livello internazionale;

• effettivamente esiste una relazione tra ricchezza e benessere.

Ma

• Non tiene in considerazione alcune importanti variabili (come ad es. lavoro domestico, volontariato, relazioni sociali);

• non tiene conto di come alcune variabili (ricchezza, reddito, ecc.) si distribuiscono fra la popolazione;

• rientrano nel PIL anche i costi per difendersi (spese per depurazione, incidenti, ecc.) o per riparare danni provocati dallo sviluppo (ad es. inquinamento, malattie, ecc.).

Paradosso di Easterlin. Paradosso della felicità (1974)

Nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Questo paradosso, secondo Easterlin, si può spiegare osservando che, quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino ad un certo punto, poi comincia a diminuire. Il PIL quindi può essere considerato una misura del benessere economico di un Paese ma non necessariamente del suo benessere complessivo.

Come definire il benessere?

“Condizione di prosperità garantita da un ottimo livello di vita e da vantaggi equamente distribuiti”. (Dizionario della lingua italiana Devoto Oli) Il benessere (da ben – essere = “stare bene” o “esistere bene”) è uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano, e caratterizza la qualità della vita di ogni singola persona. (Wikipedia) “E’ certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana”. (Discorso del presidente della repubblica Giorgio Napolitano al Meeting di Rimini)

Le misure alternative al PIL:

Nel tempo sono state proposte diverse misure sintetiche, che non tengono conto solo della performance economica di una nazione. Ad esempio: Indice di Sviluppo Umano – ISU (Human Development Index – HDI) proposto dall’ONU nell’ambito dell’UNDP (United Nations Development Program) combina la dimensione economica con quella sociale. I valori dell’ISU sono calcolati ogni anno per tutti i Paesi del mondo e presentati in un report, (il primo è uscito nel 1992). L’indice di Sviluppo Umano (ISU) è un indice composto da tre indicatori che misurano la speranza di vita alla nascita, l’alfabetizzazione e il reddito di un Paese. I tre indicatori sono: – l‘aspettativa di vita alla nascita, – gli anni medi di istruzione e gli anni previsti di istruzione, – il reddito nazionale lordo (GNI) pro capite (in termini di parità di potere d’acquisto in dollari USA). L’ISU viene calcolato come media geometrica dei tre indici e varia tra 0 e 1.

Mettendo a confronto i risultati del PIL pro capite e dell’ISU registrati nel 2012, vediamo che ai primi tre posti dell’ISU ci sono: Norvegia, Australia e Stati Uniti, mentre il PIL pro capite più elevato si registra in Qatar, Lussemburgo e Singapore. L’Italia è al 30 °posto come PIL pro capite ed al 25 °come ISU.

Numerosi economisti, organizzazioni, governi, ecc. si sono interessati alla misurazione del benessere: L’indice GPI (Genuine Progress Indicator – Indicatore di progresso autentico) è calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali). Si differenzia quindi dal PIL, al quale si propone come alternativa, che considera tutte le spese come positive e che non considera tutte quelle attività che, pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (casalinghe, volontariato). L’indice GNH (Gross National Happiness o Felicità Interna Lorda). E’ stato proposto dal re del Bhutan. Pone la persona al centro dello sviluppo, riconoscendo che l’individuo ha bisogni di natura, materiale, spirituale ed emozionale. Sono presi in considerazione 9 domini: tenore di vita, salute, istruzione, uso del tempo, buon governo, diversità e resilienza ecologica, benessere psicologico, vitalità della collettività, diversità e resilienza culturale. L’indice OCSE Better Life Index. E’ un indice composto da 11 indicatori relativi ad altrettante dimensioni del benessere (condizioni abitative, reddito, lavoro, relazioni sociali, istruzione, ambiente, impegno civico, salute, sicurezza, soddisfazione di vita, conciliazione dei tempi di vita). A seconda dell’importanza attribuita alle diverse dimensioni, l’indice assume valori diversi.

La Commissione Stiglitz. A febbraio 2008 il presidente francese Sarkozy ha costituito una Commissione con lo scopo di approfondire il tema della misurazione del progresso. Della commissione hanno fatto parte alcuni illustri esperti (tra cui ben 5 premi Nobel) come Joseph E. Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi.

I risultati della Commissione Stiglitz sono presentati in un report che fornisce 12 raccomandazioni su come misurare la performance economica e il progresso sociale di un Paese:

  1. Nel valutare il benessere materiale, si guardi al reddito ed ai consumi piuttosto che alla produzione.

  2. Enfatizzare il punto di vista delle famiglie.

  3. Si considerino reddito e consumi assieme alla ricchezza.

  4. Si dedichi maggiore attenzione alla distribuzione del reddito, del consumo e della ricchezza.

  5. Si estendano le misure del reddito alle attività non di mercato.

  6. Si migliori la valutazione di sanità, istruzione e condizioni ambientali, sicurezza, democrazia.

  7. Si valutino in maniera esaustiva e globale le disuguaglianze.

  8. Si realizzino indagini per capire i legami tra i differenti aspetti delle qualità della vita di ogni persona

  9. Si crei una misura sintetica della qualità della vita.

  10. Si integrino nelle indagini sulla qualità della vita dati sulla percezione individuale della propria esistenza.

  11. Si valuti la sostenibilità del benessere con un insieme di indicatori appropriati che ne valutino tutti gli aspetti.

  12. Gli aspetti ambientali della sostenibilità devono essere seguiti separatamente.

Il contesto nazionale.

Dicembre 2010: Istat e Cnel lanciano un’iniziativa congiunta per la misurazione in Italia del Benessere Equo e Sostenibile. La proposta è individuare nuovi indicatori in grado di offrire una visione condivisa di progresso per l’Italia.

2012: Progetto UrBes con lo scopo di creare una rete di città metropolitane per la sperimentazione e il confronto di indicatori di benessere urbano equo sostenibile.

2011: Studio progettuale ‘‘Analisi e ricerche per la valutazione del benessere Equo e Sostenibile delle province’’ inserito nel Programma statistico nazionale 2011-2013 (PSU–00003) condotto dall’Ufficio Statistica della Provincia di Pesaro e Urbino con la compartecipazione metodologia e tecnica dell’Istat.

2013: Estensione dello studio progettuale (accordo Istat-Cuspi) Bes delle province.

Il BES benessere equo e sostenibile.

Benessere: analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini Equo: attenzione alla distribuzione delle determinanti del benessere tra soggetti sociali

Sostenibile: garanzia dello stesso benessere anche per le generazioni future

Il BES è il risultato di un percorso partecipato con associazioni di categoria, sindacati, rappresentanti del terzo settore, esperti, ecc. Sono state attivate consultazioni online, blog, incontri territoriali e sono state utilizzate le indagini della statistica ufficiale. L’approccio scelto in Italia è quello di produrre un set di indicatori, come indicato dalla commissione Stiglitz. Nel 2010 nasce un’iniziativa congiunta Istat–Cnel, per la misurazione in Italia del «Benessere Equo e Sostenibile» (BES), mediante l’integrazione di indicatori economici, sociali e ambientali con misure di diseguaglianza e sostenibilità.

(stato dell’arte al 2012)

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