Coronavirus in Italia, analisi Istat: «1,5 milioni di persone a contatto con il virus: 6 volte in più dei casi intercettati»

L’Istat ha comunicato i risultati della campagna di test sierologici: sono ancora provvisori, perché meno della metà delle persone previste ha partecipato, ma sono già molto interessanti.

3/8/2020. Redazione on line del “Corriere della sera”.

L’Istat ha comunicato i primi risultati della campagna nazionale di test sierologici — l’«indagine di sieroprevalenza sul SARS-CoV-2» —, condotti tra il 25 maggio e il 15 luglio per capire qualcosa di più di quanto avvenuto alla popolazione italiana a causa dell’epidemia di coronavirus.

Meno della metà dei test previsti. I dati, ha spiegato l’Istat, sono «provvisori»: e lo sono perché relativi a 64.660 persone, quelle che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. Si tratta di un numero di persone elevato: ma l’Istituto nazionale di statistica puntava a 150mila soggetti. Secondo quanto affermato dall’Istat, a bloccare a meno della metà dell’obiettivo la raccolta dei dati è stata «la conduzione della campagna in condizioni emergenziali». Alcuni però ritengono che a frenare la partecipazione di molti italiani contattati sia stata la volontà di non dover passare dei giorni in quarantena — in attesa del tampone — se l’esito del test sierologico fosse risultato positivo.

I dati raccolti sono comunque molto interessanti: in primis perché, spiega l’Istat, «le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di indagini condotte a livello locale in alcune realtà del Paese»; poi perché «la metodologia adottata consente di stimare la frazione di infezioni asintomatiche o subcliniche e le differenze per fasce d’età, sesso, regione di appartenenza, attività economica nonché altri fattori di rischio».

I dati totali

Secondo quanto riportato da Istat e ministero della Salute, le persone entrate in contatto con il virus — e che hanno dunque sviluppato anticorpi — sono un milione 482 mila, il 2,5% della popolazione residente in famiglia. Quelle che sono entrate in contatto con il virus sono dunque 6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia attraverso l’identificazione del Rna virale .

La Lombardia, e le altre Regioni

Le differenze territoriali, scrive l’Istat, sono molto accentuate: in Lombardia il 7,5 per cento della popolazione residente in famiglia — contro il 2,5 per cento a livello nazionale — è entrata a contatto con il virus: «da sola questa regione assorbe il 51% delle persone che hanno sviluppato anticorpi». D’altra parte in Lombardia, «dove è residente circa un sesto della popolazione italiana, si è concentrato il 49% dei morti per il virus e il 39% dei contagiati ufficialmente intercettati durante la pandemia: in alcune sue province, quali ad esempio Bergamo e Cremona, il tasso di sieroprevalenza raggiunge addirittura punte, rispettivamente, del 24% e 19%». Dopo la Lombardia c’è la Valle d’Aosta, con il 4%, e un gruppo di regioni che si collocano attorno al 3%: Piemonte, Trento, Bolzano, Liguria, Emilia-Romagna e Marche. Il Veneto è all’1,9% mentre otto Regioni, tutte del Mezzogiorno, presentano un tasso di sieroprevalenza inferiore all’1%, con i valori minimi in Sicilia e Sardegna (del gruppo fanno parte Puglia, Umbria, Basilicata, Campania, Molise, Calabria, Sardegna, Sicilia).

Più uomini o più donne?

Dall’indagine «non emergono differenze significative per quanto riguarda il genere. Uomini e donne sono stati colpiti nella stessa misura dal Sars-CoV-2 così come emerso anche da studi di altri Paesi».

Le fasce d’età

Per quanto riguarda l’età, scrive l’Istat, «è interessante notare come il dato di sieroprevalenza più basso sia riscontrabile per i bimbi da 0 a 5 anni (1,3%) e per gli ultra 85enni (1,8%)».

Il personale della Sanità (e i ristoratori)

Secondo quanto rivelato dalla ricerca, gli operatori della Sanità sono i più colpiti, con il 9,8%, e gli addetti alla ristorazione, che superano il 4%.

Il contagio in famiglia

Sempre secondo lo studio dell’Istat e del ministero della Salute, chi ha avuto contatto con un familiare convivente infettato da Sars-CoV-2 ha sviluppato anticorpi nel 41,7% dei casi, e il dato si abbassa al 15,9% se il familiare non risulta convivente.

Gli asintomatici

Secondo l’Istat, è asintomatico il 27,3 per cento delle persone con anticorpi: un dato importante perché «evidenzia quanto ampia sia la quota di popolazione che può contribuire alla diffusione del virus. E quindi quanta attenzione ciascun cittadino deve porre alla scrupolosa applicazione delle misure basilari di sicurezza a difesa di se stesso e degli altri».

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